Graz e il suo mercato

 

 

Graz è la seconda città più grande dell’Austria. È un polo studentesco, ci sono circa 40000 studenti che la affollano e perciò è molto viva, moderna e piena di locali, piccoli caffè e ristorantini di ogni tipo.

Non potete perdere il suo lungofiume dove è d’obbligo una sosta al Kunsthauscafè.

Frequentato principalmente da studenti e gente del posto è la location ideale per passare un pomeriggio piovoso: tisane fatte con menta fresca, calde e confortanti, wifi libero e su ogni postazione e tavolo prese usb e ricarica lap top. E poi piccoli stuzzichini: dai panini con humus alle torte salate con feta e spinaci. I prezzi naturalmente sono modici e ci sono un sacco di libri da sfogliare e guardare anche solo per passare il tempo, per non parlare della location…

Un po’ rientrata rispetto al fiume si trova la piccola Lendplatz dove ogni giorno, domenica esclusa, si svolge il mercato dei contadini.

Prodotti freschi che arrivano dalle campagne portati qua direttamente dai contadini.

Qua troverete solo prodotti di stagione, freschi e genuini.

E poi quanti colori: carote gialle, arancioni e bianche di tutte le misure, rape rosse e bianche, molte verdure a foglia verde e dei deliziosi mazzetti con porro, carote, sedano rapa e prezzemolo già pronti per fare delle gustose zuppe.

Non vi preoccupate della lingua, bastano molti sorrisi, la gentilezza e l’amore per la terra si respirano in tutto il mercato.

Ma qua non trovate solo verdure: in cucina adesso vanno molto gli aromi e allora c’è un banchetto infinito che li vende.

Ho contato circa 15 tipologie di menta: la piperita, al lime, alla banana, a foglia grande o piccola, e poi basilico rosso, variegato, e poi origano, salvia di almeno 5 specie e piantine da orto.

E naturalmente uova fresche e banchi di fiori, pieni di colori e carichi di profumi.

Il tutto contornato dai soliti banchetti dove poter sorseggiare un caffè accompagnato da una deliziosa fetta di dolce.

Vale la pena farci un giro anche perché là vicino, andando verso il fiume c’è la casa della birra, dove potrete fare acquisti di altro genere ma sicuramente soddisfacenti!

Una piccola cittadina ideale per passarci un delizioso week end.

Io consiglio vivamente l’hotel Daniel, basta guardarlo, capirete perché.

E allora non rimane che fare la valigia e prepararsi per un altro viaggio…

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An evening with Steven Wilson

An evening with Steven Wilson
Orpheum Theatre, 24 aprile 2016, Graz

 

Ho sempre amato i concerti, l’attesa, le luci che si abbassano, le note che iniziano a coinvolgerti.

Fa parte delle mie passioni la musica, quella suonata dal vivo, quella che ti prende dentro, ti fa dimenticare tutto, ti fa sognare.
E allora perché non approfittare di un giorno di festa per andare in Austria e godersi il concerto di questo personaggio favoloso.
Steven Wilson, sconosciuto alle grandi masse ma per gli amanti del rock e del progressive un’icona.
Ancora oggi considerato un enfant prodige anche se ha più di quaranta anni, è l’erede di quell’approccio alla musica, come forma di arte e di catarsi, di band del passato come King Crimson e Pink Floyd.
Dopo avere suonato per anni con il progetto Porcupine Tree e con il tenebroso Aviv Geffen con i Blackfield, da qualche anno Steven si è concentrato di più sulla sua carriera solista.
Fantastico polistrumentista, geniale nelle sonorità, si circonda di musicisti alla sua altezza che in quasi tre ore di concerto non sbagliano una nota o un attacco e ridono e scherzano con lui per tutto il tempo.
È la quarta volta che lo vedo in concerto, e non mi sarei aspettata di ridere così tanto.
Contro ogni aspettativa, soprattutto rispetto alle performance del passato, ha parlato molto tra una canzone e l’altra, pendendo in giro sé stesso e l’etichetta di “noioso miserabile” che gli viene affibbiata perché le sue canzoni sono spesso tristi, depresse e affrontano temi difficili.
La spiegazione ce la dà lui stesso: “ogni artista che sia musicista, un regista ma anche ognuno di noi ha un parte oscura, triste e depressa dentro di sé. Ogni artista fa un lavoro quasi catartico per tirarla fuori e semplicemente regalarla al pubblico che lo segue…”
In una platea gremita di ragazzi giovani e meno, e di molte, moltissime ragazze, la prima parte del concerto è dedicata all’ultimo album “Hand cannot erase”, ogni canzone accompagnata dalle bellissime immagini dei video collegati.
La seconda parte dedicata invece ai pezzi più vecchi, qualcosa dei Porcupine Tree, ma più che altro della sua carriera solista, il tutto intervallato dal suo continuo interagire con il pubblico tanto che ad un certo punto fa ripartire una canzone perché si dimentica di iniziare a cantare.
Una voce limpida, stupenda e calda, soprattutto nel commosso tributo a David Bowie con la canzone dei Porcupine Tree “Lazarus” tratta dall’album Deadwing.
E poi la confessione: “quando avevo 13 anni il mio cantante preferito era Prince, cavolo era così sexy e ballava in modo straordinario, non che non mi piacessero i geni del rock, anzi,ma erano completamente “Unsexuals” e io non volevo essere come loro, volevo essere come Prince”.
E il suo tributo a questo immenso artista arriva con la memorabile “Sign Of the Time” in cui basso e chitarre quasi urlano di rabbia.
Un concerto favoloso che si conclude con applausi incessanti, inchini infiniti e una certezza nel mio cuore.
È valsa la strada, il freddo e la fatica, è valso tutto, perché la musica ti arricchisce sempre.
Where the words Fails, Music Speak”
“Quando le parole falliscono, parla la musica”